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In una remota scarpata, viene scoperto un cadavere con tre identità diverse: Renaud Duval, Hans Bernard e Pierre Rousseau. Tutti e tre gli uomini condividono la stessa faccia e sono nati nello stesso giorno, ma in luoghi differenti. La capitana Marelle della gendarmeria nazionale si trova di fronte a un intricato mistero: era un incidente, un suicidio o un omicidio? Man mano che l’indagine si sviluppa, emergono connessioni con un enigmatico negozio di marionette a Parigi e un passato violento in Boemia. Tra svolte imprevedibili e segreti profondamente radicati, l’indagine svelerà gradualmente una verità sorprendente, coinvolgendo le vite delle tre donne legate agli uomini di cui si indaga l’identità.

Tre vite una settimana” è il mio primo incontro letterario con Michel Bussi. L’ho ascoltato su Audible, nella voce avvolgente di Paolo Cresta, che con la sua perfetta pronuncia dei nomi e dei luoghi francesi mi ha aiutato a calarmi completamente nelle ambientazioni e ad apprezzare le descrizioni minuziose degli scenari, elementi cruciali dell’opera.

Contrariamente ai tradizionali gialli o thriller, questo libro si distingue per una suspense appena accennata, presentando invece una storia complessa intrisa di ironia e disincanto e persino spazi di leggerezza che mi hanno strappato più di un sorriso.

La caratterizzazione dei personaggi è magistrale. Bussi li descrive con precisione, sia nell’anima che nel corpo, e li rende vividi e tridimensionali attraverso una prosa ricca e coinvolgente. Racconta le loro paure, le loro insicurezze, i dolori e le aspirazioni, intrecciando il loro passato e il loro presente e le ripercussioni delle loro azioni nel tempo guidandoci in un viaggio emotivo in cui i confini tra colpevole e vittima si confondono.

In questa storia pirandelliana, Bussi gioca magistralmente con il tema dell’identità e delle maschere, raccontando il mistero di un uomo con tre vite, tre identità parallele che sfidano la percezione della realtà. Le indagini portano da una piccola libreria parigina fino alle remote regioni della Boemia, dove un episodio oscuro del passato gioca un ruolo cruciale nel presente.

Il libro è anche un viaggio culturale nel mondo del teatro e delle marionette. Ho scoperto come, sotto il regime comunista, le marionette fossero tra i pochi strumenti di espressione permessi, usate per preservare le tradizioni teatrali popolari. Il riferimento a Petruska, protagonista di un famoso balletto, e la celebrazione del Festival Mondiale dei Teatri di Marionette a Charleville-Mézières, dove la città si trasforma in un palcoscenico a cielo aperto, arricchiscono ulteriormente il racconto.

Charleville-Mézières è anche la città natale di Arthur Rimbaud e Bussi ci porta nei luoghi più significativi della sua infanzia, inclusa la casa dell’Altrove e il museo a lui dedicato, arricchendo la narrazione con una profonda riflessione culturale e storica.

Per concludere, dal mio punto di vista “Tre vite una settimana” è più un romanzo che un giallo, è una interessante riflessione sull’arte, l’identità e la libertà; è un romanzo che, nonostante alcuni passaggi forse un po’ prolissi, rimane impresso per la sua capacità di farci riflettere sulla fragilità umana e sulla resistenza artistica contro l’oppressione.

Consigliato a chi ama i libri che intrattengono e insegnano, arricchendo la nostra visione del mondo.

TRE VITE UNA SETTIMANA

  • di Michel Bussi
  • Traduzione: Alberto Bracci Testasecca
  • Editore: E/O
  • Pubblicazione: 2013
  • Pagine: 432
  • Audible, letto da Paolo Cresta

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