
LA TRAMA
Nel cuore effervescente di Roma, Sasà Chiatti, un ambizioso imprenditore immobiliare, si appresta a lanciare una festa senza precedenti nella sua lussuosa residenza di Villa Ada. Progettata per essere l’evento più esclusivo e memorabile della capitale, la festa di Chiatti attrae un variegato assortimento di personaggi: dall’élite della società romana a celebrità di ogni sorta, tra cui calciatori, attrici emergenti e figure del jet set. Tra gli invitati spiccano il celebre scrittore Fabrizio Ciba, noto per il suo egocentrismo, e i membri di una comica setta satanica chiamata le Belve di Abaddon. Man mano che la serata avanza, la trama si dipana attraverso situazioni rocambolesche e rivelazioni inaspettate, esplorando le dinamiche del desiderio, dell’ambizione e della ricerca di autenticità in un mondo ostentatamente superficiale.

La recensione
Leggere “Che la festa cominci” di Niccolò Ammaniti mi ha trascinato nel cuore di una Roma bizzarra e stravagante, dove l’ambizione e la superficialità si mescolano in una danza caotica e spesso surreale. Ammaniti, con il suo stile tagliente e provocatorio, ha saputo dipingere un quadro vivido di una società contemporanea che oscilla tra il comico e il tragico.
La trama si snoda attorno alla festa esorbitante organizzata da Sasà Chiatti in Villa Ada, un evento che si prefigge di essere memorabile per l’alta società romana. Fra gli invitati spiccano personaggi come il vanitoso scrittore Fabrizio Ciba e i membri di una maldestra setta satanica, le Belve di Abaddon. Questi elementi contribuiscono a creare una commedia umana in cui la ricerca dell’apparenza diventa quasi una maschera tragica per nascondere le proprie insicurezze e solitudini.
La narrazione di Ammaniti non mi delude mai e anche questa volta mi ha affascinato per la sua capacità di intrecciare il ridicolo con il doloroso, mostrando come dietro l’ostentazione di successo e felicità si nascondano spesso profonde crisi personali. Il personaggio di Fabrizio Ciba, in particolare, emerge come simbolo di un’epoca ossessionata dall’immagine e dal successo, ma internamente vuota e disillusa.
La prosa incisiva di Ammaniti rende la lettura di “Che la festa cominci” un’esperienza coinvolgente, che oscilla tra il divertimento e la critica sociale. Il libro è un viaggio emozionante e destabilizzante nel contempo, che mi ha spinto a riflettere sulle distorsioni della nostra società contemporanea.
Concludendo, “Che la festa cominci” è sì un romanzo di satira sociale ma anche un’esplorazione profonda delle contraddizioni umane, un testo che fa ridere e pensare e che, come sempre mi accade con Ammaniti, resta impresso e fa pensare anche dopo averlo terminato. Questa lettura mi ha confermato il talento unico di Ammaniti nel raccontare storie che, pur nella loro esagerazione, riescono a toccare corde intime e universali. Un’opera che, senza dubbio, merita di essere letta e apprezzata per il suo acuto commento sulla realtà contemporanea.
CHE LA FESTA COMINCI
- di Niccolò Ammaniti
- Editore: Einaudi
- Pubblicazione: 2011
- Pagine: 328